sabato 30 novembre 2013

La questione dell'anno di ogni anno

Come ogni anno da che ne abbia memoria, anche quest'anno -con un tempismo impressionante- mi viene coattamente sottoposta la solita annosa questione: 


COSA FACCIAMO L'ULTIMO DELL'ANNO?

Per essere precisi, è una questione onnipresente a partire dal 2 gennaio, ma inizia a esser ricorrente più o meno dopo il 15 di agosto, della serie famoje sentì 'a presenza, fino a diventare decisamente molesta a fine novembre. Ora, all'alba del 30 novembre, io non so neanche dove sarò stasera, figuriamoci se so dove sarò tra un mese!
Io non lo so, ma data l'ansia dei soliti 4 che iniziano a bombardarti di messaggi per chiedere che si fa a capodanno, ho chiesto in giro se sono io che sono esagerata al contrario o loro che pare vivano solo per festeggiare gli anni che passano: ecco, lo sapevo, sono loro

Inciso: io vivo fuori casa e fuori dalla mia un tempo odiata (causa troppa vicinanza) ora amata (causa troppa lontananza) città natale, ci torno più o meno 2 mesi all'anno (sommando tutto) e per il resto dell'anno mi gestisco un po' come mi pare (soldi ed esami permettendo).
Interfacciandomi con circa 100 persone al giorno tra conoscenze vecchie e nuove, giro come una trottola per mantenere i contatti con tutti quelli con cui mi interessa mantenere i contatti (che non pensavo fossero molti ma chiaramente più passa il tempo più le persone davvero interessanti o care conosco, per quanto pur sempre una minoranza, si accumulano e aumentano) e trovo pure il tempo per farmi un culo così con le incombenze universitarie  (anche perché sennò dovrei ritirare di corsa una notevole somma di denaro-che non sono sicura al 100% di trovare- e fuggire in Argentina prima che MioPadre se ne accorga e mi richiami all'ordine con misure che la Trojka al confronto fa ridere). 
Si capisce che quelle 2 volte l'anno che vado a casa mi piace stare a casa. Ohhhh, l'ho detto!

Quando poi rispondo che io organizzerei volentieri una festa in loco, per stare tutti insieme in allegria, ridere bere e scherzare e fare davvero il cazzo che ci pare senza tante rotture di balle, ricevo sempre la solita replica:
MA IO L'ULTIMO DELL'ANNO LO VOGLIO FARE FUORI!

Ma vuoi andare fuori a fare che? Ma soprattutto dove? 
Solitamente la proposta è la solita meta a metà strada, perché le mete più lontane a quest'ora sono già tutte piene o comunque hanno prezzi gonfiati; qui invece si può stare una notte e poi ritornare: Bologna, Firenze, Milano. 
Va bene, ammettiamo che andiamo a Bologna: cosa vuoi fare a Bologna la notte dell'ultimo dell'anno? Girare, brindare, stare in piazza.
Ora, a parte che a Bologna la notte dell'ultimo dell'anno ci sono -3 gradi se ti va bene e quindi se non stai vigile o non ti chiudi in un posto pieno di fumo e riscaldamento rischi che qualcuno del gruppo muoia assiderato mentre si china ad allacciarsi la scarpa, ma soprattutto: perché devo sorbirmi un cenone stra esoso in un ristorante a caso, i comi etilici delle 10 di sera, il freddo becco e soprattutto la folla casinara e molesta e senza uno scopo che lancia bottiglie e vomito a mezzanotte e uno?
Cioè, se mi voglio ubriacare, drogare, scopare, perché devo complicarmi la vita, quando posso farlo tranquillamente a casa e divertirmi pure di più, a costo e km zero?

Ok, capisco che io sto sempre fuori e tu no, e hai bisogno di staccare un po', ma se quello è il problema torna a Roma con me la settimana dopo. Oppure facciamoci un week end a Siena prima che me ne vada. O prenotiamo il volo più low cost di ryan air per una data a caso e partiamo.
Oppure Vendola. Ma ora anche no.
No. Perché non è capodanno. Perché a capodanno si deve fare qualcosa di diverso. 
Adesso -sedetevi preventivamente- dirò una cosa pesante:

L'ultimo dell'anno e capodanno sono due giorni esattamente come gli altri. Punto.
sì, lo so: incredibile, vero?

Attenzione, chi si è seduto rimanga seduto, perché le cose pesanti continuano:
-Se vuoi davvero andare via, andare da qualche parte, fare un viaggio, non hai bisogno che sia capodanno. 
-Se vuoi stare con gli amici perché è una vita che non riesci a radunarli tutti, non c'è modo migliore che trovarsi tutti in una casa e fare caciara insieme; ché nella folla di una città si è troppo presi a non perdersi d'occhio e a non perdere la borsa per godere davvero della presenza l'uno degli altri. Anche questo si può fare in altri giorni dell'anno, e infatti lo facciamo sistematicamente ogni volta che riusciamo a trovarci tutti.
-Se però senti l'esigenza di fare gruppo e andare in qualsiasi posto non sia casa solo in funzione del 31 dicembre, allora c'è qualcosa che non va. 
Per carità, l'uscita a tutti i costi l'ho praticata per anni: rientra nel quadro sociologico della ricerca dell'ultimo dell'anno più figo del mondo, che a sua volta è sottogruppo del guarda, io sì che faccio le cose più fighe del mondo. (poi c'è il MioUomo, che predica da anni che il fare ultimo dell'anno in famiglia coincide con la cosa più figa del mondo, ma vabbè).

Poi un anno sono finita a casa della Vecchia Orange (perché ok, che siamo un po' vecchie dentro ce lo diciamo da sole), io&lei lei&io,  a vedere Bangkok love story e a brindare in due ad una festa nerd dove facevamo le tardive fighe ospiti d'onoreper fare le 4 e svegliarsi alle 2 ancora ciucche: non mi sono mai divertita così tanto. Senza pensieri e senza problemi. Un anno partito alla grande.
Allora ho capito che non serviva strabattermi per avere il divertimento di cuore che cercavo.

Ma, come dice il buon Guccini, ti accorgerai da sola che la noia di un altro non vale. Per cui, se vuoi andare più o meno lontano, io ti voglio bene lo stesso.
Intanto, io e la Vecchia Orange (e chiunque si voglia unire) tiriamo giù dalla soffitta tabù e un buon film e teniamo in fresco lo spumante.
Ed ecco fatto il mio ideale ultimo dell'anno.



PS: Sarò anche vecchia dentro, ma quanto mi diverto!







2 Chiose

Mi sono accorta di non aver ancora espresso un pensiero sulla decadenza di Berlusconi.
Quindi chioso qui, così, senza avere particolari pretese.

Ho trovato di pessimo gusto il continuo gioco di parole decaduto/deceduto che ha spopolato su fb. Perché -anche volendo a tutti i costi ignorare anche quello che diceva mia nonna, e cioè che la morte non si augura a nessuno- è banale e scontato. Come è stata data troppa considerazione alle sue parole e azioni ridicole, banali e scontate degli ultimi 20 anni, che troppo sono servite ad hoc per offuscare le vere fonti di indignazione. 
Prima di cadere nel qualunquismo, smetto dunque di dargli la considerazione che non si merita.

Fine della prima chiosa.

Seconda chiosa (già che ci sono):

Quando capirò come inserire un blogroll pubblico a lato, mi sentirò molto soddisfatta.

giovedì 28 novembre 2013

The blog is on...

...the table.

Il primo post è sempre il più difficile: si sta dalle 6 alle 60 ore a pensare a cosa dire, a come dirlo, se è abbastanza divertente, se è accattivante il giusto, se è volgare, sfrontato o polemico, oppure insulso, inconsistente, irrilevante.
E allora si sta davanti al computer e alla pagina bianca scartando gli argomenti veramente importanti della vita (ad esempio: vogliamo migliorare il servizio autobus nella periferia delle grandi città? Ho aspettato mezz'ora, me la sono fatta a piedi e ho preso un freddo che a momenti mi cade il naso. No, davvero. Ed è solo novembre, che cazzo) perché non abbastanza d'effetto. Come inizio, almeno.

E' un po' come al primo appuntamento: bisogna stupire, apparire belle, interessanti, spiritose. In una parola sola: brillanti. Si inizia a lavorare sulla propria immagine giorni prima del D-day, si prepara un bel personaggio e si va in scena.
Oddio, forse è anche il momento più bello: quel periodo sospeso in cui puoi fantasticare e non pensare alla triste realtà dei fatti, che ti verrà brutalmente schiaffata in faccia quando ti troverai davanti un prototipo di scimmia che non sa andare oltre la sua banana.
True story.

Ma tornando al blog: quando si apre, lo si vuol fare in grande stile, con qualcosa che faccia centro. Un masterpiece, insomma. Certo, Vale, come se fossi in grado di scrivere un masterpiece. A comando, poi.
Finora ho glissato fregandomene altamente e saltando il primo post, anche perché le mie avventure con gastro ("le mie gastro-avventure" suonava un po' male...) dovevano trovare un senso,almeno per me, e per farlo dovevo scriverne. C'è infatti che adesso sono già molto più convinta di 2 giorni fa. 
Ho bisogni di capirmi, di sfogarmi e di prendermi meno sul serio. Quindi bando a personaggi e maschere: qui non servono tanti preamboli.

Il blog è ufficialmente aperto, aspettatevi di tutto.

Vale A
















mercoledì 27 novembre 2013

La vera storia di Coccia de morto (ovvero l'archetipo della storiella del lunedì #0)

Avete mai provato a perdervi di notte, in macchina, sbagliando strada due volte mentre andate a Fregene con amici a casa di amici? 
Ecco, non è difficile: prima toppate l'uscita del GRA chiacchierando con gli amici, e poi ignorate Jarvis il navigatore a favore di un cartello stradale.
Allora vi ritroverete in aperta campagna, su una strada stretta e buia che però effettivamente a Fregene ci va, quindi non è che vi siete proprio persi, in realtà avete solo allungato di un po'...ma ne è valsa la pena, perché a quel punto potrete gridare 
"Ahò, ma questa strada la conosco! E' coccia de morto!"

Che detta così è pure un po' macabra, ma ha il suo perché.

Se avete fortuna, e l'orario è quello giusto, potrete ammirare un aereo che decolla, visto che ci sono le piste dell'aereoporto lì vicino. 
Infatti, era uso ad alcuni vecchi e anche non tanto vecchi abitanti della zona di ritrovarsi lì per ammirare l'aereo al decollo.
Ora, dicunt che fino a non molto tempo fa le cose non funzionassero proprio alla perfezione, e qualche aereoplano faticasse un pochetto a tirarsi su, così ogni tanto a decollare era la testa di qualche poveretto.

Ecco, io ho il massimo rispetto e comprensione per quei poveretti che c'hanno perso la testa.
Mi fanno pure simpatia, più di quelli che in città si fermano a guardare i ponteggi o i cantieri.
Però, in fondo, non posso non pensare che, quando i geni sono non sono geni, a un certo punto è per il bene della specie.




lunedì 25 novembre 2013

Lost in medicine

Provo sentimenti contrastanti.
Ovviamente, l'unica volta che non vai a lezione viene l'ordinario e dice che chi è interessato all'internato, uh, non c'è problema, parli con la mia segretaria che gli dà gli orari e venga, no problem.
Quando ho chiesto in giro mi han detto così, a me parea un po' strano, ma meglio così, I'm on my way, mi prendo subito un paio di settimane di orario, così vedo.
Del resto, why not?

Perché non dovrebbe essere così facile, se uno vuole fare un po' di pratica, mettersi d'accordo e andare?

Ma prima devi risolvere la prova del labirinto di Dedalo e trovare la segreteria. Che è un po' come dire che devi trovare te stessa.
In realtà le camminate per i corridoi dell'ospedale sono sempre ottime non solo per smaltire il cornetto della colazione, ma anche per riflettere sulla vita, l'universo e tutto il resto. Forse perché rispecchiano la planimetria della mente umana: un'insieme infinito di corridoi ampi che si intersecano senza una logica apparente, seguendo un ordine tutto loro. Per capirlo ci vuole -e a volte non basta- una vita. 
Va da sé che perdersi è un attimo.
E infatti penso che sono al 4 anno di medicina e che solo di questo sono sicura: il resto ha da veni'. 
Insomma, pare che non mi dovrei preoccupare. Ma se mi preoccupo è meglio.
E siccome non so cosa fare della mia vita da futuro medico, perché sulla carta mi piace tutto quello che sia clinico e tutto quello che sia chirurgico, forse è arrivato il momento che vado a dare un'occhiata e inizio a farmi un giro tra i vari reparti.
Visto che qui funziona che "ognun per sé, Dio per tutti" (poi un giorno chiederò dove vanno le mie tasse se non nell'organizzazione di piani di tirocinio obbligatorio decenti).
Mentre svolgo il filo di questi pensieri, mi trovo di fronte alla segretaria.

-Salve, sono del IV, il prof ha lezione ha detto di passare di qua se eravamo interessati alla materia, quando posso venire?

-No, ma...veramente prima deve prendere un appuntamento col professore, far vedere un curriculum...

Sì, e perché no, , portare a termine almeno 7 delle 12 fatiche di Ercule, risolvere l'indovinello della Sfinge e fare tre piroette sul posto sbattendo i tacchi in direzione della Mecca...




Devo aver fatto davvero più o meno questa faccia, perché la tizia si è ammorbidita e ha provato a rassicurarmi:

Ma no, non si deve mica preoccupare, è solo così, una chiacchierata, perché sa, alcuni vengono qui ma non è per reale interesse, poi dopo se ne vanno, non fanno un reale percorso...

Praticamente mi sta dicendo che...
Ommioddio adesso parte l'iter burocratico per questa storia, ma io come faccio a sapere se sono realmente interessata nel trattare fegati e stomaci e colon retti altrui PRIMA DI AVER VERAMENTE E PRATICAMENTE AVUTO A CHE FARE CON FEGATI E STOMACI E COLON ALTRUI? 

IO VOLEVO SOLO IMPARARE QUALCOSA
Maa...non c'è qualcosa come un periodo di prova? Un "vedo se è il caso e magari ripasso"?

Alla fine della fiera, la storia è questa: nell'impossibilità di imbucarsi, nel dubbio, osare.

Lunedì ho appuntamento col professore. Vediamo se sta gastro s'ha da fa' o non s'ha da fa'. 
Che poi chissà, magari mi rigettano. Oppure finisce che trovo la mia strada.

Intanto mando una mail a Endo. 
Chissà, lanciamo tanti sassi, almeno uno farà centro.

Poi si sa, se non mi complico almeno un po' le cose,che gusto c'è.