venerdì 31 gennaio 2014

Brace yourselves...

...SESSIONE 
is coming.


Brandite le vostre tazze grandi: è l'ora del caffè della moka. 1 moka ciascuno. 
E' il momento della tachicardia da caffeina e da ansia pre esame.
Nessuno è al sicuro.


For the sessione is dark 
and full of terrors


Ps: tutto questo anche per spiegare la mia latitanza 

lunedì 27 gennaio 2014

La storiella del lunedì #6

Il senso della vita

Se infiliamo molti peperoncini in un cordino, avremo una corona di peperoncini.
Se invece non li infiliamo, non avremo la corona.
Eppure i peperoncini sono gli stessi, altrettanto rossi, altrettanto piccanti. Ma non formano una corona.
E' il cordino che la forma? Non è il cordino. Il cordino, lo sappiamo bene, è una cosa secondaria, di scarsa importanza. 
E allora che cos'è?
Chi riflette su queste cose e bada a che i suoi pensieri non divaghino di qua e di là, ma procedano nella giusta direzione, può giungere sulle tracce di grandi verità.

da Novelle da un minuto, Istvan Orkeny
Per la storiella di questo lunedì* ho scelto di proporre una storiella Istvan Orkeny. 
Orkeny, oltre a essere uno dei miei autori preferiti, è anche uno dei più grandi esponenti dell'umorismo grottesco e del teatro dell'assurdo, e secondo me è troppo poco considerato al di fuori dei (suoi) confini nazionali.
Come dire: magari non potrò ancora leggere romanzi polacchi, ma nel frattempo posso attingere dalla mia ampia e ottima riserva di autori ungheresi.

*: questo lunedì- di merda. Una ricerca inglese sostiene che il Blue Monday fosse quello della scorsa settimana, ma secondo me il Blue Monday è proprio oggi, indeed.


mercoledì 22 gennaio 2014

Paranoie maschili #1

MioUomo davanti allo specchio. Sospira.
-Ahhh
-Che c'è?
-Ho i capelli unti. 
-Fatti una doccia.
-Ahhh 
-Che?
-Ho finito lo shampo

Lo guardo. Mi guarda. 
Dai vetri della doccia si intravede l'arcobaleno dei miei settemila shampi diversi, che vengono usati in base allo stress, all'umore e allo stato del capello in quel momento, e di quel centinaio di balsami e maschere da abbinare secondo il giorno del ciclo e la posizione di Venere in Urano.
Anche loro ci guardano, un po' perplessi. 

-Vabbè, scusa, usa uno dei miei. 

Mi guarda, sospettoso.

-Lo so che non sono virili come i tuoi, ma non ti crescono mica le tette sai...
-Mmmm...okkei.
-Ah, prima di usare il phon mettiti lo spray protettivo oppure l'olietto che è lì accanto, ché se metti l'aria troppo calda poi ti bruci le punte e si rovinano.

Faccia di nuovo sospettosa. Non ha colto l'ironia. Del resto lo capisco, tutta questa storia lo sta turbando.

-No, io quella roba lì non la uso...
-Come vuoi...
-...poi sennò mi cadono i capelli.

 


 Sì, certo. Infatti tutte le donne sono calve.


lunedì 20 gennaio 2014

Storiella del lunedì #5

Arriva sempre un momento nella propria vita in cui ci si chiede, davanti all'inconfondibile silhouette della bottiglietta di vetro:

ma non è che nella Coca-cola c'è della cocaina? 
Coca Cola Open Happiness: come diceva Pollon
"sembra talco ma non è
serve a darti l'allegria!

Il dubbio è lecito: appurato che contiene cola, perché mai chiamarla anche coca se poi la coca non c'è? 

Non mi ricordo la risposta dei miei al riguardo, segno che non dev'essere stata incisiva (o che non devo aver mai fatto loro la domanda, più per imbarazzo che per altro), ma ricordo bene una comprensione del testo a inglese, alle medie, dove si parlava di Pemberton che ad Atlanta nel 1886 vendeva cucchiaini di Coca Cola in farmacia, spacciandolo come tonificante.
In effetti, la coca cola tonifica, tant'è che un cucchiaino lo si da anche ai bambini con il vomito, per farli riprendere un po' (non per l'acetone, per l'acetone basta lo zucchero semplice!).
Tornando alla famosa comprensione del testo sulla Coca Cola, non c'era scritto da nessuna parte che si usasse la coca nella ricetta.

Quindi il dubbio rimane, e lo scambio di pareri con gli altri bambini/ragazzini non aiuta.
Esistono 2 scuole di pensiero in questi casi: i figurati e i pesci.
I figurati ti guardano con un po' di sprezzo e ti dicono "Sì, e figùrati...Tskè!", ma in realtà lo fanno solo per fare i fighi, perché non lo sanno neanche loro, e se lo chiedono. I pesci invece abboccano a qualunque cosa, e sono contenti di abboccare (pesci e teorie del complotto vanno a braccetto), e infatti affermano subito che sì nella Coca Cola ci sta la cocaina e infatti un amico del cugino di quella roba c'è morto (WTF?), aggiunge anche che nella Red Bull c'è la taurina che è estratto di palle di toro. E' risaputo.
Per non parlare dello sperma di maiale nel Labello.

Ok. Va bene. Leggende metropolitane a parte, alla tenera età di 22 anni ti torna in mente, cerchi su wikipedia ed effettivamente la ricetta della Coca Cola conta estratti di noci di cola e foglie di coca. Purificate dagli alcaloidi psicotropi però.

Che peccato. E io che ci tenevo tanto.
Nonostante lo sgarro a metà (le foglie di coca son sempre foglie di coca)continui comunque a bere la Coca Cola, che ti fa bene, con tutte quelle bollicine. 
E a snobbare la Pepsi, che nonostante i colori francofili  della bottiglia (che te la facevano snobbare a prescindere già nella prima infanzia) è un marchio tutto americano.
 Ma comunque non vorrei bere niente che taste like Lana del Rey's pussy, pleaz
Mi sa che ti sei fatta troppa coca....ina ehm ehm
.

Ma quanto il segreto della Coca Cola è a portata di tutti - tutti ci abbiamo pensato, almeno una volta -, il segreto della Seven Up è moooooolto più sottile.
Seven Up. Seven Up.
Il sette che ti tira su.
Cosa sarà mai quel 7?
Ebbene, nella tavola periodica il Litio ha peso atomico 7. Questo simpatico elemento, oltre ad avere numero atomico 3, essere un metallo e tenermi acceso e funzionante il telefono, è anche un simpatico farmaco usato per la terapia dei disturbi bipolari. Anzi, uno dei primi farmaci usato per i disturbi bipolari.

E guarda un po' che c'è nella ricetta originale della (a questo punto mitica, più della Coca Cola) Seven Up?
Il sette che ti tira su, appunto.
Qui c'è da fare davvero un plauso agli addetti marketing.

E a me che ho trovato la bevanda adatta alla sessione d'esami incombente.

PS: in realtà il citrato di Litio è stato tolto dalla ricetta della Seven Up negli anni Cinquanta.
Uffa. Che bello. Che peccato.









domenica 19 gennaio 2014

Barriere insormontabili

Sono fortemente contrariata. Al di là del fatto che è domenica pomeriggio e piove, ecco.

Ho già accennato al numero sulla Polonia dell'Internazionale, no?

Ecco, c'è un racconto di questo Jacek Piekara, un racconto di fantascienza, che mi è piaciuto un sacco: Il tetro taciturno, dalla raccolta Il mondo è pieno di cagne vogliose.
E' vero che è sbagliato giudicare un libro dalla copertina, o dal titolo (che poi spesso è stato cambiato nella traduzione dall'originale, o addirittura deciso dall'editore e non dall'autore) ma insomma, diciamo che anche se di Piekara non avessi letto nulla di nulla, un libro con un titolo così lo comprerei comunque. 
Tranne i libri di Bukowski- nonostante i titoli hipster e alternativi, Bukowski non m'è mai piaciuto, quindi ho smesso di comprare i suoi libri.

Eccomi quindi alla ricerca di un po' di romanzi racconti o quello che c'è di Piekara: inizio a spulciare per internet.
Niente.
Vabbè, in italiano tutto sommato non mi stupisce. Cerchiamo in inglese.
Nulla. Nulla di nulla. Non ho trovato niente. 
N-I-E-N-T-E.
Anche su wikipedia ci sono giusto 2 righe.

Ricapitoliamo: Jacek Piekara, polacco, classe 1965, autore della saga dell'Inquisitore Mordimerze Madderdinie, di grande successo in Polonia (a quanto pare). E' autore anche del ciclo "Il pianeta delle maschere", cui appartengono il racconto e la raccolta di cui sopra.

Altro non c'è.

Solo polacco. Che se non sbaglio è nella top 5 delle lingue più complicate ( e meno conosciute) al mondo.
Conclusione: non posso leggere niente del suddetto tizio, perché non c'è niente di tradotto, al momento.

Sono fortemente contrariata.



lunedì 13 gennaio 2014

La storiella del lunedì #4

Ho deciso, per questa storiella, di recuperare un mio vecchio post, che magari qualcuno si ricorderà pure dal vecchio blog. Com'è come non è, questa è la storiella che ho deciso di raccontare questo lunedì. 

La nascita della tragedia- e del mio amore per lei

Ho sempre amato la mitologia classica, fin da quando ero piccola e Mia Madre mi leggeva un libro che raccontava un sacco di miti...non mi ricordo come s'intitola, mi ricordo solo che i protagonisti erano due bambini a cui la mamma raccontava appunto i vari miti greci (giuro che quando vado a casa lo cerco, perché quanto l'ho adorato!)...e insomma, storielle mica da poco, il pomo della discordia, o Atreo che dà da mangiare al fratello Tieste i suoi stessi figli...roba forte, mica pizza e fichi!
Leggere 
Le nozze di Cadmo e Armonia è stata la consacrazione del mio amore per il mito.
Poi, al liceo, studiare la tragedia: praticamente, la manna dal cielo. Ché poi in fondo in fondo mi piace perché al di là del piacere della poesia pura, c'è il gusto del gossip: chi ammazza chi, chi è figlio di chi, chi tradisce chi, chi maledice chi, il misunderstanding, l' "ah, ma io credevo che tu avessi detto che, e invece..."...Altro che Beautiful! Quello sì che è stile!
Ho anche provato a darmi ai miti nordici,alle leggende orientali, alle storie africane e nordamericane, ma non mi dà la stessa soddisfazione: sarà il mio essere mediterranea dentro, ma come la sapevano raccontare i greci, non ce la fa nessuno!
E il bello è che se si risale fino in fondo, sono tutte storie collegate: si prende un personaggio a caso,chessò, Teseo, e poi si può tranquillamente fare il gioco del numero di Bacon, e si vedrà che è difficilissimo andare oltre al 6...
Detto questo, le storie (e i personaggi) che preferisco in assoluto sono quelle del ciclo dei Cadmei: da Cadmo a Edipo e poi Antigone. Soprattutto Edipo e Antigone. Rielaborazioni moderne comprese.
Un altro ciclo che mi ha sempre affascinato un sacco è quello degli Atridi: Atreo/Tieste,Agamennone/Menelao, ma soprattutto il "post-Troia": Clitemnestra, Oreste, Elettra. Le Erinni che diventano Eumenidi. E qui chiaramente la conoscenza della tragedia è stata fondamentale.
Non a caso, un film che trovo intollerabile è 
Troy: tralasciando gli innumerevoli errori, le americanate, i tagli, le semplificazioni, le porcate con cui è stata bistrattata l'Iliade, non posso proprio passare sopra al fatto che Agamennone venga ucciso in loco, senza possibilità di far ritorno in patria.
Parafrasando Nanni Moretti, mi vien proprio voglia di rivolgermi al regista in questi termini:

 "
Lei non faccia il tunnel! Lei mi sta scavando sotto, e mi toglie il motore della storia, l'assassinio di Agamennone a Troia, da solo, non ha senso: l'Orestea (ma in generale tutta la tragedia greca, e anche la mitologia da cui essa è ispirata!) non è come una fiaba dei fratelli Grimm, che c'ha tutto dentro, è come uno zaino, lei se lo porta appresso per un mese e sta sicuro, inizia C'era una volta e finisce E vissero tutti felici e contenti. L'Orestea si regge su un equilibrio delicato. Non è come le poesie di Catullo...Le poesie di Catullo: cioè lei praticamente non ha mai letto assaggiato le poesie di Catullo?
Va bene,continuiamo così: facciamoci del male..."

Quello che dirò adesso sono parole forti, di accusa d'ignoranza, e derivano direttamente dal pensiero del mio professore di italiano del liceo. Che era strano e antiamericano, però, diamo a Cesare quel che è di Cesare, di certo sulla letteratura classica e moderna sapeva il fatto suo.
Perché uccidere Agamennone prima del rientro in patria è una delle più grandi bestemmie mai pensate, culturalmente parlando: così mi uccidi la civiltà ancora prima che nasca! Mi uccidi l'idea di mondo civile (
ma del resto, sostiene il mio professore, gli americani non hanno per nulla la concezione di mondo civile. Lascia lì un vasetto di yogurt per cent'anni e vedrai che anche lui produce più cultura di un americano, si dice).
Cercando di non perdere il filo, ripercorriamo a braccio tutta la vicenda: se Agamennone non torna ad Argo (o a Micene, a seconda della fonte a cui vogliamo dar retta), Clitemnestra ed Egisto non possono ucciderlo, e quindi Oreste non ha motivo per vendicarsi e uccidere la madre.
Ma se Oreste non uccide la madre (al di là del perdere una pietra miliare del teatro antico e moderno, comprensivo della scena in cui Clitemnestra si snuda il seno facendo presente al figlio che sta uccidendo colei a cui deve la vita, cosa che fa effetto, perché Oreste agisce solo perché a questo punto c'è Pilade che lo incita- dando così ragion d'essere anche al personaggio di Pilade, che se n'era stato per tutta la tragedia lì fermo dietro Oreste a fare il palo...) insomma dicevo, se Oreste non uccide la madre, non si scatenerebbero su di lui le ire delle Erinni, vendicatrici dei delitti contro la famiglia.
E alle Furie, si sa, nessuno sfugge: la trasposizione mitologica del principio della faida.
Ma proprio quando ormai Oreste è perduto, ecco la soluzione: un tribunale terreno che ascolta le due parti, e giudica di conseguenza. Per la prima volta, accusato e accusatore (o meglio: perseguito e persecutore, perché ancora non vigeva il principio dell'innocenza fino a prova contraria, semmai tutto l'opposto!), seduti di fronte a una giuria, con il compito di decidere come comportarsi. Il primo tribunale. Certo, è presente e partecipa una divinità, Atena, ma che volete, era la prima volta, bisognava impratichirsi. E così Oreste viene assolto (soprassediamo sul perché, e cioè che il matricidio è giudicato meno grave del parricidio, ma insomma, ripeto, eran le prime volte, e poi si sa che il mondo greco era un mondo oltremodo maschilista), e le Erinni non lo perseguitano più, diventano Eumenidi.
E' nato il tribunale. E' nata la coscienza civile, il principio che non sono più costretto a farmi giustizia da solo se subisco un torto, ma c'è un'istituzione a cui posso rivolgermi.
E' l'embrione della civiltà moderna. Almeno in teoria, poi in pratica ben sappiamo che non funziona proprio così...o almeno, non così bene come dovrebbe, ma questa è un'altra storia...o meglio, è la triste realtà.
Noi qui si parla di miti e leggende. E miti infranti.
Insomma, se mi uccidi Agamennone, mi uccidi la prima e necessaria tessera di un domino che mi porterà a concepire un nuovo modo di vivere la società.
Ma questo probabilmente il regista non lo immaginava neanche lontanamente...come non lo immagina la farfalla che sbatte le ali a Tokyo...

O tempora! O mores!


domenica 12 gennaio 2014

Piccole grandi cose


Valar morghulis. 
tutti gli uomini devono morire
Valar dohaeris. 
tutti gli uomini devono servire
Valar studeris. 
tutti gli uomini devono studiare

Si riassumono così gli ultimi 4 anni della mia vita

Un mio amico mi ha detto che secondo lui soffro di ansia da prestazione: è perché sono sempre stata brava a scuola, e adesso "la gente" si aspetta che io sia brava anche all'università. E tutto questo, secondo lui, dovrebbe crearmi ansia, perché "la gente" si aspetta di conseguenza che io sia destinata a fare grandi cose.

Mi sono un po' persa la correlazione tra l'esser bravi e l'aver successo per forza, come se la strada fosse già scritta...ma comunque definiscimi un attimo cosa intendi per grandi cose: salvare il mondo, prendere un Nobel, vincere un Oscar...

Per me le grandi cose sono riuscire ad essere felice e soddisfatta di quello che faccio, di come lo faccio e di dove lo faccio, per me sarebbe una grande cosa già quello. E in effetti, per ora, già lo faccio: studio e mi applico in qualcosa che mi appassiona fortemente, e non vorrei in effetti fare altro. 

Ricapitoliamo:noi siamo chiamati a scegliere a 18 anni: studiare o non studiare. E se scegliamo di studiare, siamo chiamati a scegliere a caso (perché difficilmente a 18 anni sei davvero consapevole) tra una serie di facoltà e indirizzi. Più o meno arbitrariamente scegliamo un campo d'interesse, e ci imbarchiamo nell'impresa.
Se l'impresa è l'università, usciamo dalla stessa con una laurea più o meno utile che ci ha insegnato a fare tante cose, ma non ci ha preparato a quello che verrà dopo.

Per non parlare del rapporto "Valore e fortuna", per cui però vi rimando alla lettura del "Principe" di Machiavelli, che in questo senso è illuminante.

Intanto io ho scelto, e mi sembra di aver scelto bene, perché mi piace (e molto) quello che faccio. Mi piace nel suo insieme, ma ancora non so dove andrò a parare in un futuro più o meno prossimo. 

Certo, ogni tanto prima degli esami ho un po' d'ansia, ma non ho ancora conosciuto nessuno che ne sia immune totalmente. 
Certo, a volte la mattina mi sveglio e mi chiedo chi me l'ha fatto fare, di scegliere l'università, di scegliere medicina. Me lo chiedo perché ho paura di non essere all'altezza, c'è sempre qualcosa di più da sapere, qualcosa di nuovo da imparare, chi si ferma è perduto (ma questo credo più o meno in tutte le cose- eccetto nelle sabbie mobili: se ti trovi nelle sabbie mobili, è risaputo che devi stare fermo, perché sennò affondi più velocemente-).

Mi chiedo se sarò in grado di entrare nella specializzazione che mi piace, soprattutto mi chiedo se sarò in grado di scegliere la specializzazione che mi piace, perché a me piace tutto, e ancora non lo so.
Mi chiedo se sarò in grado di essere un bravo medico, perché non voglio andare ad allungare le fila dei cialtroni che ancora popolano la categoria.

Non penso che tutto questo sia ascrivibile sotto la dicitura "ansia da prestazione".
Semmai appartiene alla categoria delle "grandi domande esistenziali", nei capitoli della sezione "Essere felice".

Non lo so, ci sono tante cose che vorrei fare.
E l'ultima cosa che voglio fare è mettermi da sola dei paletti, solo perché sono condizionata dagli altri o ho paura del loro giudizio.

Non dirò mai ad esempio "non farò l'urologa per paura che la gente mi dica che sono la dottoressa del cazzo".
Come se il pene avesse meno dignità del cuore o dei polmoni.
[Piccola parentesi: fosse per "la gente", saremmo tutti cardiochirurghi. Tanto il cervello ce l'hanno talmente in pochi...]

Tutto questo per dire che ognuno è diverso e ha le proprie esigenze, ma per essere felice deve crearsi da solo la propria strada. Dove un pizzico di fortuna aiuta.

Nevvero, Pupetto*?

Ga.

Bravo. 

E adesso, verso l'infinito e oltre!


* si ringrazia Pupetto, alias il nipotino del MioUomo, che ha acconsentito a starmi a sentire durante il cambio di pannolino, il tutto senza giudicarmi. Anzi, mi sembra abbia pure accolto le mie parole con sommo gaudio. O forse era per il borotalco.











venerdì 10 gennaio 2014

Piccole soddisfazioni quotidiane e pensieri sparsi

Ho lavato 5 maglioni di lana. A mano. E sono ancora qui per raccontarlo, senza neppure la casa allagata. 

Ho finalmente visto Shame, il film di Steve McQueen con Michael Fassbender e la sua mazza . C'era anche Carey Mulligan, ma lei è irrilevante, come i suoi personaggi. Dopo aver visto (in HD) il film e la quantità di nudi che contiene, a parte aver preso una tale confidenza con Fassbender da sentirmi in diritto di chiamarlo per nome -nel caso lo incontrassi per strada, non si sa mai cosa può succedere-, ho capito perché quest'ultimo si è preso 10 minuti e rotti di applausi quando il film fu presentato a Venezia, nel 2011.

Voglio vedere American Hustle e The wolf of Wall Street, non fosse altro perché ci sono due attori che amo tanto quanto odio Carey Mulligan, cioè tanto: Jennifer Lawrence e Leo Di Caprio (che comunque quando ha fatto Titanic non mi piaceva).
Voglio vedere anche l'ultimo film di Virzì e, quando usciranno, Nimphomaniac, The Budapest Grand Hotel e anche l'ultimo di Ozpetek, quello con la canzone A mano a mano nella versione di Rino Gaetano che mi ha perseguitato per tutte le vacanze di Natale.
Quest'anno più film per tutti, ho deciso.

La tosse, oltre a farmi quasi sputare un polmone, è un'ottima scusa per tornare a drogarsi di sciroppini come si faceva da piccoli.

Io e il MioCoinqui abbiamo iniziato palestra: ho già gli addominali che mi fanno male e mi sento il deretano più tonico. Anche se ho fatto una lezione sola, e di nemmeno un'ora. Ahhh la forza dell'immaginazione!

Ho girato come una trottola per trovare il numero dell'Internazionale con il calendario. Quando ormai avevo perso le speranze, l'ho trovato. 

Non c'è cosa migliore del tè delle 5 e dello sparare cazzate tra amici, per riprendersi da una giornata di studio matto e disperatissimo in cui, al posto di leggere "anion gap" ho letto "onion gap". Insomma, buona sera e enjoy the onions!

Il prossimo libro nella lista dei libri da leggere è A porte chiuse di Sartre. Che poi è una pièce teatrale e contiene la celeberrima battuta L'inferno sono gli altri.

Visto che avevo comprato l'Internazionale, di cui avevo tanto sentito parlare (in quanto prototipo perfetto del giornale del radical chic modello), ho anche deciso di leggerlo. Era il numero dedicato alla Polonia, e tra le varie storie ho trovato una breve conversazione tra un fotografo e un'anziana contadina della Polonia orientale:

E che cos'è importante nella vita?
"Non sdraiarsi."
Vuol dire non battere la fiacca?
"No. Non sdraiarsi quando si è alla fine, perché così si diventa un peso per gli altri e anche per se stessi. Mio cognato di Terespol è stato a letto quasi sette anni dopo un ictus. Che razza di vita. E' stata una tortura per lui e per lei.
Felice chi sta sulle sue gambe fino alla fine. Cade, muore e pace."


giovedì 9 gennaio 2014

Caos calmo

Ore 20.03, stazione Termini: 
cinesi, tedeschi,italiani,coreani,marocchini che sciamano ovunque, almeno due mi chiedono qualcosa in un'altra lingua mentre aspetto che mi vengano a prendere in macchina.
Macchine,pullman, taxi, clacson strombazzanti, smog, fumo, freddo, passi, teste abbassate, militari che baciano ragazze con scarpe da tennis, vamp che stacchettano in giro con tacchi vertiginosi, musica, colori, pubblicità, ansie.
SMS: 
sono bloccato sulla prenestina, ma sto arrivando. TuoUomo
Il simposio del caos insomma. 
Per la prima volta in questo 2014 mi sento ansiosa. Mi sento viva. Sento che mi prudono le mani, non sono ancora tornata che ho mille cose da fare già. Finalmente.

Ma quando il mio Coinqui mi apre, e arrivano pure i vicini a festeggiarmi, è subito festa, è subito casa.

Bentornata.
Dell'altra casa mi rimane il profumo di biscotti e di limoni, profumo che sa un po' di nostalgia.


Ma io sono a posto così.




lunedì 6 gennaio 2014

La storiella del lunedì #4

Questa è una storiella piccina piccina picciò, perché tra armi e bagagli e torni e ritorni (l'epifania le feste si porta via, e io sono già in ritardo) non ho molto tempo per raccontarne una più lunga.
Avrei voluto stupirvi con gli effetti speciali per questa Befana, invece mi limito a riportare un vecchio adagio popolare:

Se le gelosia fosse nebbia,
non troveresti nemmeno l'uscio di casa

giovedì 2 gennaio 2014

Un anno senza giudizio

ATTENZIONE SPLATTER ALERT!
alcuni contenuti di questo post potrebbero urtare la sensibilità
dei non amanti di Quentin Tarantino

La mezzanotte e uno del 2014 mi ha trovato bene, nei pressi del Forte, mentre addentavo l'ennesima fetta di pasta di mandorle (marònn quant'è buona la pasta di mandorle!).
Mi ha trovato allegra, felice e risoluta nel volermi migliorare ancora.

Così, ho deciso di fare un passo piccolo magari per l'umanità, ma enorme per me.

Sì, ho deciso che quest'anno non avrò giudizio in testa.

Anche perché sono stufa: il mio è sempre stato un giudizio doloroso, salta fuori con i suoi tarli quando meno dovrebbe (ovvero, ultimamente, sempre),e mi fa pure sbagliare sulle persone, perché mi annebbia vista e mente.

E' vero che al mondo bisogna esser giudiziosi, sì, ma è anche vero che il troppo stroppia. 
E qui eravamo arrivati a non dormirci la notte.

E poi, se proprio di giudizio ho bisogno, me lo posso sempre tenere in mano, o al massimo metterlo in tasca.
Insomma, all'occorrenza posso sempre portarlo con me, no?



il mio era un giudizio molto radicato,
a detta del mio dentista
Come va?
Ve', per ora mi sento più libera, e anche più leggera.

Sarà per via dell'anestesia che dura ancora, o anche del fatto che invece di sfondarmi di tordelli ho mangiato uno yogurt.