domenica 12 gennaio 2014

Piccole grandi cose


Valar morghulis. 
tutti gli uomini devono morire
Valar dohaeris. 
tutti gli uomini devono servire
Valar studeris. 
tutti gli uomini devono studiare

Si riassumono così gli ultimi 4 anni della mia vita

Un mio amico mi ha detto che secondo lui soffro di ansia da prestazione: è perché sono sempre stata brava a scuola, e adesso "la gente" si aspetta che io sia brava anche all'università. E tutto questo, secondo lui, dovrebbe crearmi ansia, perché "la gente" si aspetta di conseguenza che io sia destinata a fare grandi cose.

Mi sono un po' persa la correlazione tra l'esser bravi e l'aver successo per forza, come se la strada fosse già scritta...ma comunque definiscimi un attimo cosa intendi per grandi cose: salvare il mondo, prendere un Nobel, vincere un Oscar...

Per me le grandi cose sono riuscire ad essere felice e soddisfatta di quello che faccio, di come lo faccio e di dove lo faccio, per me sarebbe una grande cosa già quello. E in effetti, per ora, già lo faccio: studio e mi applico in qualcosa che mi appassiona fortemente, e non vorrei in effetti fare altro. 

Ricapitoliamo:noi siamo chiamati a scegliere a 18 anni: studiare o non studiare. E se scegliamo di studiare, siamo chiamati a scegliere a caso (perché difficilmente a 18 anni sei davvero consapevole) tra una serie di facoltà e indirizzi. Più o meno arbitrariamente scegliamo un campo d'interesse, e ci imbarchiamo nell'impresa.
Se l'impresa è l'università, usciamo dalla stessa con una laurea più o meno utile che ci ha insegnato a fare tante cose, ma non ci ha preparato a quello che verrà dopo.

Per non parlare del rapporto "Valore e fortuna", per cui però vi rimando alla lettura del "Principe" di Machiavelli, che in questo senso è illuminante.

Intanto io ho scelto, e mi sembra di aver scelto bene, perché mi piace (e molto) quello che faccio. Mi piace nel suo insieme, ma ancora non so dove andrò a parare in un futuro più o meno prossimo. 

Certo, ogni tanto prima degli esami ho un po' d'ansia, ma non ho ancora conosciuto nessuno che ne sia immune totalmente. 
Certo, a volte la mattina mi sveglio e mi chiedo chi me l'ha fatto fare, di scegliere l'università, di scegliere medicina. Me lo chiedo perché ho paura di non essere all'altezza, c'è sempre qualcosa di più da sapere, qualcosa di nuovo da imparare, chi si ferma è perduto (ma questo credo più o meno in tutte le cose- eccetto nelle sabbie mobili: se ti trovi nelle sabbie mobili, è risaputo che devi stare fermo, perché sennò affondi più velocemente-).

Mi chiedo se sarò in grado di entrare nella specializzazione che mi piace, soprattutto mi chiedo se sarò in grado di scegliere la specializzazione che mi piace, perché a me piace tutto, e ancora non lo so.
Mi chiedo se sarò in grado di essere un bravo medico, perché non voglio andare ad allungare le fila dei cialtroni che ancora popolano la categoria.

Non penso che tutto questo sia ascrivibile sotto la dicitura "ansia da prestazione".
Semmai appartiene alla categoria delle "grandi domande esistenziali", nei capitoli della sezione "Essere felice".

Non lo so, ci sono tante cose che vorrei fare.
E l'ultima cosa che voglio fare è mettermi da sola dei paletti, solo perché sono condizionata dagli altri o ho paura del loro giudizio.

Non dirò mai ad esempio "non farò l'urologa per paura che la gente mi dica che sono la dottoressa del cazzo".
Come se il pene avesse meno dignità del cuore o dei polmoni.
[Piccola parentesi: fosse per "la gente", saremmo tutti cardiochirurghi. Tanto il cervello ce l'hanno talmente in pochi...]

Tutto questo per dire che ognuno è diverso e ha le proprie esigenze, ma per essere felice deve crearsi da solo la propria strada. Dove un pizzico di fortuna aiuta.

Nevvero, Pupetto*?

Ga.

Bravo. 

E adesso, verso l'infinito e oltre!


* si ringrazia Pupetto, alias il nipotino del MioUomo, che ha acconsentito a starmi a sentire durante il cambio di pannolino, il tutto senza giudicarmi. Anzi, mi sembra abbia pure accolto le mie parole con sommo gaudio. O forse era per il borotalco.











10 commenti:

  1. Vale A, fai chirurgia plastica e non se ne parla più [citando il sommo Immanuel Casto: Voglio una lipo!]

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    1. Quoto Platy solo se ci fai lo sconto blogger!

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    2. Mmm...ci sto! (e da domani si iscrissero tra i lettori 200 persone :P :P :P)

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  2. E' vero, è vero, cara Vale.
    Ti capisco perché un po' ho passato anche io quello che descrivi...
    ...ma ognuno ha i suoi modi e i suoi tempi.
    E la fortuna, ricordalo, aiuta gli audaci! ;)

    Moz-

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  3. Vale, ti capisco in pieno! Troppa gente confonde l'esser bravi con l'esser persone di successo, così come troppa gente vede il mondo attraverso lenti sporche dentro compartimenti stagni.
    Se ti iscrivi in medicina devi diventare per forza cardiochirurgo e non urologa (perchè in quanto tale saresti tacciata di esser una mezza maniaca) o ginecologo (idem come sopra per gli uomini); se ti iscrivi a lingue sarai per forza insegnante, se farmacista hai per certo un parente con una farmacia....insomma, per chi non c'è dentro è tutto facile e prestabilito.
    Per questo non si rendono conto delle difficoltà che si presentono già nello scegliere cosa fare,nè del fatto che ognuno ha i propri metodi, i propri tempi (come ha detto Moz) e le proprie lacune da colmare (siano esse dovute a fattori accademici-scolastici o alle "esperienze di vita").
    La cosa migliore sta quindi nel non porsi paletti e nel non farseli mettere...ma,talvolta, è ben difficile se essi arrivano da persone vicine.
    Però,mi sa che su una cosa ti stai sbagliando: sarai un bravo medico :)

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    1. ^_^ ohh grazie della fiducia!
      Non ti deluderò :)

      Vale A

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  4. Essere bravi per me non è un dono, è una conseguenza naturale dell'impegno e della serietà che metti nel fare una cosa: se poi hai anche talento in quella cosa tanto meglio.
    A me ad esempio piace studiare, mi piace soddisfare le mie curiosità quindi non mi fermo mai alla superficie e quando faccio una cosa la faccio sempre al meglio non perchè aspetto ricompense dagli altri ma perchè devo essere soddisfatto io del mio lavoro.
    Guarda, io ho 17 anni e quest'anno mi diplomo (in Francia ci si diploma un anno prima): non sono confuso, so benissimo cosa voglio diventare da "grande", un insegnante per ragazzi sordomuti.
    Ma non l'ho deciso adesso, bensì quando andavo ancora alle primarie, quindi non capisco l'incertezza di tanti miei coetanei nel decidere del loro futuro.
    Un abbraccio

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    1. Hai detto bene: essere bravi non è un dono, ma una conseguenza dell'impegno e della serietà che si mette nel fare le cose.
      XD
      Vale A

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  5. Proprio ieri ho visto una conferenza tenuta da un tredicenne che diceva: per gli adulti il futuro è avere un lavoro, fare soldi, avere successo. Per me è essere felice!
    Tu l'hai scritto: vuoi essere felice e ci stai riuscendo ;-)

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