lunedì 13 gennaio 2014

La storiella del lunedì #4

Ho deciso, per questa storiella, di recuperare un mio vecchio post, che magari qualcuno si ricorderà pure dal vecchio blog. Com'è come non è, questa è la storiella che ho deciso di raccontare questo lunedì. 

La nascita della tragedia- e del mio amore per lei

Ho sempre amato la mitologia classica, fin da quando ero piccola e Mia Madre mi leggeva un libro che raccontava un sacco di miti...non mi ricordo come s'intitola, mi ricordo solo che i protagonisti erano due bambini a cui la mamma raccontava appunto i vari miti greci (giuro che quando vado a casa lo cerco, perché quanto l'ho adorato!)...e insomma, storielle mica da poco, il pomo della discordia, o Atreo che dà da mangiare al fratello Tieste i suoi stessi figli...roba forte, mica pizza e fichi!
Leggere 
Le nozze di Cadmo e Armonia è stata la consacrazione del mio amore per il mito.
Poi, al liceo, studiare la tragedia: praticamente, la manna dal cielo. Ché poi in fondo in fondo mi piace perché al di là del piacere della poesia pura, c'è il gusto del gossip: chi ammazza chi, chi è figlio di chi, chi tradisce chi, chi maledice chi, il misunderstanding, l' "ah, ma io credevo che tu avessi detto che, e invece..."...Altro che Beautiful! Quello sì che è stile!
Ho anche provato a darmi ai miti nordici,alle leggende orientali, alle storie africane e nordamericane, ma non mi dà la stessa soddisfazione: sarà il mio essere mediterranea dentro, ma come la sapevano raccontare i greci, non ce la fa nessuno!
E il bello è che se si risale fino in fondo, sono tutte storie collegate: si prende un personaggio a caso,chessò, Teseo, e poi si può tranquillamente fare il gioco del numero di Bacon, e si vedrà che è difficilissimo andare oltre al 6...
Detto questo, le storie (e i personaggi) che preferisco in assoluto sono quelle del ciclo dei Cadmei: da Cadmo a Edipo e poi Antigone. Soprattutto Edipo e Antigone. Rielaborazioni moderne comprese.
Un altro ciclo che mi ha sempre affascinato un sacco è quello degli Atridi: Atreo/Tieste,Agamennone/Menelao, ma soprattutto il "post-Troia": Clitemnestra, Oreste, Elettra. Le Erinni che diventano Eumenidi. E qui chiaramente la conoscenza della tragedia è stata fondamentale.
Non a caso, un film che trovo intollerabile è 
Troy: tralasciando gli innumerevoli errori, le americanate, i tagli, le semplificazioni, le porcate con cui è stata bistrattata l'Iliade, non posso proprio passare sopra al fatto che Agamennone venga ucciso in loco, senza possibilità di far ritorno in patria.
Parafrasando Nanni Moretti, mi vien proprio voglia di rivolgermi al regista in questi termini:

 "
Lei non faccia il tunnel! Lei mi sta scavando sotto, e mi toglie il motore della storia, l'assassinio di Agamennone a Troia, da solo, non ha senso: l'Orestea (ma in generale tutta la tragedia greca, e anche la mitologia da cui essa è ispirata!) non è come una fiaba dei fratelli Grimm, che c'ha tutto dentro, è come uno zaino, lei se lo porta appresso per un mese e sta sicuro, inizia C'era una volta e finisce E vissero tutti felici e contenti. L'Orestea si regge su un equilibrio delicato. Non è come le poesie di Catullo...Le poesie di Catullo: cioè lei praticamente non ha mai letto assaggiato le poesie di Catullo?
Va bene,continuiamo così: facciamoci del male..."

Quello che dirò adesso sono parole forti, di accusa d'ignoranza, e derivano direttamente dal pensiero del mio professore di italiano del liceo. Che era strano e antiamericano, però, diamo a Cesare quel che è di Cesare, di certo sulla letteratura classica e moderna sapeva il fatto suo.
Perché uccidere Agamennone prima del rientro in patria è una delle più grandi bestemmie mai pensate, culturalmente parlando: così mi uccidi la civiltà ancora prima che nasca! Mi uccidi l'idea di mondo civile (
ma del resto, sostiene il mio professore, gli americani non hanno per nulla la concezione di mondo civile. Lascia lì un vasetto di yogurt per cent'anni e vedrai che anche lui produce più cultura di un americano, si dice).
Cercando di non perdere il filo, ripercorriamo a braccio tutta la vicenda: se Agamennone non torna ad Argo (o a Micene, a seconda della fonte a cui vogliamo dar retta), Clitemnestra ed Egisto non possono ucciderlo, e quindi Oreste non ha motivo per vendicarsi e uccidere la madre.
Ma se Oreste non uccide la madre (al di là del perdere una pietra miliare del teatro antico e moderno, comprensivo della scena in cui Clitemnestra si snuda il seno facendo presente al figlio che sta uccidendo colei a cui deve la vita, cosa che fa effetto, perché Oreste agisce solo perché a questo punto c'è Pilade che lo incita- dando così ragion d'essere anche al personaggio di Pilade, che se n'era stato per tutta la tragedia lì fermo dietro Oreste a fare il palo...) insomma dicevo, se Oreste non uccide la madre, non si scatenerebbero su di lui le ire delle Erinni, vendicatrici dei delitti contro la famiglia.
E alle Furie, si sa, nessuno sfugge: la trasposizione mitologica del principio della faida.
Ma proprio quando ormai Oreste è perduto, ecco la soluzione: un tribunale terreno che ascolta le due parti, e giudica di conseguenza. Per la prima volta, accusato e accusatore (o meglio: perseguito e persecutore, perché ancora non vigeva il principio dell'innocenza fino a prova contraria, semmai tutto l'opposto!), seduti di fronte a una giuria, con il compito di decidere come comportarsi. Il primo tribunale. Certo, è presente e partecipa una divinità, Atena, ma che volete, era la prima volta, bisognava impratichirsi. E così Oreste viene assolto (soprassediamo sul perché, e cioè che il matricidio è giudicato meno grave del parricidio, ma insomma, ripeto, eran le prime volte, e poi si sa che il mondo greco era un mondo oltremodo maschilista), e le Erinni non lo perseguitano più, diventano Eumenidi.
E' nato il tribunale. E' nata la coscienza civile, il principio che non sono più costretto a farmi giustizia da solo se subisco un torto, ma c'è un'istituzione a cui posso rivolgermi.
E' l'embrione della civiltà moderna. Almeno in teoria, poi in pratica ben sappiamo che non funziona proprio così...o almeno, non così bene come dovrebbe, ma questa è un'altra storia...o meglio, è la triste realtà.
Noi qui si parla di miti e leggende. E miti infranti.
Insomma, se mi uccidi Agamennone, mi uccidi la prima e necessaria tessera di un domino che mi porterà a concepire un nuovo modo di vivere la società.
Ma questo probabilmente il regista non lo immaginava neanche lontanamente...come non lo immagina la farfalla che sbatte le ali a Tokyo...

O tempora! O mores!


6 commenti:

  1. Ahaha, un post molto sentito e divertente, cara Valentina!
    Sai una cosa?
    Anche io amo molto miti e letterature classiche.
    Certo, ora sono fuori esercizio, ma storie greche e latine mi piacciono un sacco, e anche io come te ho poi studiato i miti delle altre culture ma.... cazzo, sì, quelli classici restano i migliori in assoluto! :)

    Moz-

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  2. Senza il nostro epos classico forse saremo un pò meno tormentati e sempre votati alla perenne sfiga (come se si potesse vivere solo soffrendo) ma forse saremo anche noiosamente prevedibili... quindi a noi trovare l'equilibrio tra essere Agamennone/Odisseo e tanti altri eroi e essere "liberi e felici come una farfalla"...
    Un abbraccio!

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    1. Io non mi sento votata alla perenne sfiga, ma magari mi chiedo se non rischio di peccare di ubris! XDXD

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  3. Ecco, io purtroppo non ho una formazione classica, per cui molte di queste cose non posso commentarle, però è vero che sembrano un po' delle telenovelas. E alla fine, secondo me, è proprio per questo che riescono ad appassionare le persone da millenni!

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    1. Se ti piacciono le telenovelas, con sesso, sangue e intrighi, allora ti piacciono anche le tragedie greche e i miti classici. Almeno, sono scritti meglio ;)
      Provare per credere!!! :)

      ValeA

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